Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
ETIMOLOGIA e PROVERBI
La povertà dal latino paupertas che deriva da pauper povero, da paucus che vuol dire poco.
La povertà è dire che esiste quando le persone non hanno i mezzi per soddisfare i loro bisogni fondamentali. In questo contesto, l'individuazione dei poveri richiede in primo luogo la determinazione di ciò che costituisce i bisogni di base.
Questi possono essere definiti come restrittivi come quelli necessari per la sopravvivenza o in modo più ampio come coloro che servono per un tenore di vita all’altezza minima della comunità.
Il primo criterio dovrebbe riguardare solo le persone vicino al limite di fame, il secondo potrebbe estendersi ad alcune persone la cui alimentazione, alloggio e vestiario, anche se sufficiente per preservare la vita, non sono all'altezza di quelli della popolazione nel suo complesso.
La parola povertà è stata associata, per esempio, a
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Beati i miti, perché erediteranno la terra.
LETTERATURA
Le Beatitudini non sono la porta di ingresso per l’alienazione che proietta i propri bisogni in un futuro utopico in cui si sublimano le proprie frustrazioni, bensì è l’accoglienza coraggiosa di quel poco su cui il molto potrà crescere naturalmente e gradatamente. “Beato te perché sei quello che sei”. Come suggeriscono queste pagine coinvolgenti e dense come una rara scrittura sapienziale, solo quando c’è questo riconoscimento di fondo può scattare la possibilità della relazione con se stessi e, dunque, con Dio. La beatitudine è entrare in relazione sempre più profonda. Non è una questione morale, è una questione mistica. È la relazione che appaga fino innalzare dalla montagna esteriore alla montagna interiore.
Boris Tolstoj: Non resistere al male
Tolstoj vede il centro della sua fede nella parola evangelica di Matteo 5,39: «Non opponete resistenza al male». Si tratta di non farsi coinvolgere nei metodi del male, della violenza, dell’odio, che sarebbe
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Semplicissima spiegazione della Santa Messa secondo il rito romano
Premessa
Questo testo deriva da un corso di catechismo tenuto a dei ragazzi. Non vuole essere in nessun modo un testo scientifico, né ha la pretesa della completezza. Gli studiosi e gli esperti di liturgia non vi troveranno nessun apparato scientifico. Questo opuscolo vuole essere solo un testo di divulgazione, un rapido sussidio per il fedele che si avvicina alla Messa di rito romano e vuole avere un’idea più chiara del senso dei riti che vede compiere.
L’unica pretesa che vogliamo avere è quella di una certa esattezza, anche se si capirà che data la natura dell’opera molte cose discusse sono date per certe e molte cose complesse sono date per semplici. Ogni affermazione però vuole avere per fonte, oltre ai testi liturgici stessi, degli autori antichi e moderni di sicuro valore, cui rimandiamo coloro che vorranno approfondire: lo Jungmann, il Righetti, il Moroni, il Card. Bona, il Card. Schuster, e tanti altri. Speriamo che la comprensione più esatta dei riti serva a ciascuno per conoscere meglio colui che da questi riti è rappresentato e significato, Nostro Signore Gesù Cristo.
Don Mauro Tranquillo
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Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
IL SIGNORE DIO È LA NOSTRA CONSOLAZIONE
Introduzione
Nell’introduzione del Vangelo secondo Matteo al capitolo 5 leggiamo: "Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: «Beati i poveri in spirito, (…)». Questa introduzione è molto solenne ed ha un’importanza notevole come significato. Innanzitutto, viene detto che Gesù "sale sulla montagna": la montagna ha un significato simbolico, è la terra che si protende verso il cielo, è la salita, è quasi il punto d’incontro fra la terra e il cielo, fra il basso e l’alto. La montagna è sempre stata il luogo simbolico dell’incontro con il divino: pensate alla grande simbologia del Sinai, il monte su cui il Signore si rivela. Gesù sale sul monte, non come Mosè per ricevere la legge da Dio – certe volte viene detto questo, ma non è corretto – Gesù non sale sul monte come Mosè,ma per assumere il ruolo di Dio, perché lui,
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Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
ETIMOLOGIA
Significato affamato:
(part. pass. di affamàre) A agg. 1 Che ha fame, ridotto alla fame: ragazzi sempre affamati; città assediata e affamata
2 fig. Bramoso, desideroso: sempre a. di quattrini, di ricompense
B s.m. (f. -ta) Chi ha fame: dar da mangiare agli affamati ‖ estens. Poveraccio, miserabile
PROVERBI
Il sazio non crede al digiuno
Mangia del tuo e sàziatene bene
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